Il rapporto Clusit 2024 svela la crescita degli attacchi informatici, con sanità e finanza tra i settori più esposti.
Il 2023 ha visto un incremento del 65% negli attacchi informatici in Italia, come anticipato dai dati preliminari del rapporto Clusit 2024. Questo report è stato esposto in dettaglio durante il Security Summit tenutosi il 19 marzo a Milano. Settori come la sanità, il finanziario e il manifatturiero emergono come i più vulnerabili di fronte a questa ondata di cyber criminalità.
L'attuale paesaggio della sicurezza informatica in Italia si rivela particolarmente critico, con un incremento significativo e preoccupante degli attacchi cyber rispetto agli anni precedenti. Il rapporto Clusit del 2023 sottolinea come il nostro Paese si confronti con una situazione di vulnerabilità che esige un impegno immediato e strutturato per mitigare i rischi e rafforzare le infrastrutture digitali nazionali.
Sorprendentemente, il 47% degli attacchi di questo genere a livello globale ha preso di mira l'Italia.
La crescente "minaccia cyber" richiede una sinergia tra le forze pubbliche e private, ma anche un "buon coordinamento casalingo" per fronteggiare gli attacchi in maniera efficace. Questo impegno congiunto si traduce in una necessità di chiare competenze e consapevolezza che devono permeare tutti i livelli della società, dal singolo cittadino alle grandi imprese. L'idea è prevenire questi attacchi prima che succedano, utilizzando la tecnologia e le informazioni che abbiamo per rendere le nostre organizzazioni più forti e pronte a competere, non solo per riparare i danni dopo che sono già accaduti.
Gli sforzi del Paese si inseriscono in un contesto più ampio di cambiamento e incertezza geopolitica, dove anche la frammentazione delle infrastrutture e dei servizi di cyber security rischiano di indebolire l'efficacia degli interventi. Vi è quindi l'urgente necessità di porre l'accento su un allineamento globale dei protocolli di sicurezza e sullo sviluppo di competenze specifiche nel campo della cyber security .
All'interno dell'UE, normative come l'AI Act e il Cyber Resilience Act mirano a stabilire un approccio al rischio nell'innovazione tecnologica basata sull'intelligenza artificiale, assicurando la conformità alle direttive di sicurezza, come il GDPR, e promuovendo un utilizzo etico e responsabile delle nuove tecnologie. Queste iniziative sono essenziali per creare un ambiente digitale sicuro in cui la tecnologia rimane uno strumento al servizio dell'umanità, evitando i rischi inerenti.
Di fronte a questa sfida, la trasformazione digitale e la big data analytics giocano un ruolo chiave.
Le aziende italiane devono riconoscere l'importanza di un sistema di sicurezza dei dati robusto e flessibile, capace di proteggere non solo le infrastrutture critiche, ma anche i dati personali e aziendali che alimentano l'economia digitale del nostro Paese. Sfruttando le attuali tecnologie avanzate a disposizione, le aziende possono migliorare la loro gestione dei rischi, la continuità operativa, e la cyber security. Inoltre, la competenza nel campo dell'IA e della qualità dei dati è essenziale per una valutazione e gestione adeguata dei rischi.
Il 2024 potrebbe portare sfide ancora maggiori, a causa della situazione geopolitica che stiamo vivendo: sarà un anno di elezioni in 70 paesi, coinvolgendo 2 miliardi di persone, in un periodo caratterizzato dall'integrazione dell'intelligenza artificiale nella vita quotidiana. Questo contesto mette in luce l'importanza dell'etica e della sovranità digitale, che richiedono sicurezza informatica, cultura digitale e politiche industriali focalizzate sugli investimenti tecnologici, fattori critici in Italia secondo l'indice DESI.
Va evidenziata inoltre, la problematica della frammentazione delle infrastrutture e dei servizi di sicurezza informatica in Italia, che potrebbe portare a uno sforzo dispersivo e poco efficace, come dimostrato dai settori più colpiti e dalle spese complessive del paese in cybersecurity.
Gabriele Faggioli, presidente Clusit, ha spiegato: “Le strategie adottate ad oggi, sia livello normativo che a livello sia italiano che europeo, sono state sicuramente utili e importanti per cercare di limitare la crescita del fenomeno. Ma per poter far rallentare il trend “e cercare di stabilizzarlo, e possibilmente ridurlo – prosegue -, devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sul knowledge sharing, sulla messa a fattor comune degli investimenti e sulla assunzione di responsabilità verso la comunità per chi deliberatamente decide di non proteggere adeguatamente la propria struttura con ciò arrecando danno all’intero ecosistema Paese”.
fonte cybersecurity360.it
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