Secondo il rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, negli ultimi 5 anni 441 mila imprese italiane hanno investito in green economy e sostenibilità.
La sostenibilità, oltreché necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive.
Secondo il dodicesimo rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, l’italia è leader nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: il 79,4%, il doppio rispetto alla media europea (Germania 69%, Francia 66% e Regno Unito 57%). Il risparmio annuale è pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di co2 nelle emissioni.
Il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili con una produzione di circa 116 Twh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030.
Il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito, nonostante la crisi causata dalla pandemia, in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Queste imprese hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano, innovano di più e producono più posti di lavoro.
L’Italia conferma la leadership nella riduzione di materie prime per unità di prodotto (- 44,1% di materia per unità di prodotto tra 2008 e 2019). Tuttavia, per acciaio e alluminio i rifiuti prodotti non sono sufficienti a sostenere la produzione, pertanto dobbiamo ancora far affidamento sull’importazione di materia seconda dall’estero. A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti.
Nella filiera del legno arredo già oggi il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, con un risparmio nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate/anno.
Il complesso mondo dell’edilizia si muove nella stessa direzione, favorita dagli incentivi statali per l’efficientamento degli edifici.
Anche nel settore tessile e della moda crescono le iniziative di ecodesign e si sperimentano nuovi modelli di business basati sull’allungamento del ciclo di vita dei prodotti e sulla valorizzazione di materiali second life.
La meccanica, grazie alla digitalizzazione supporta da tempo l’efficientamento delle filiere produttive e la riduzione degli impatti ambientali. L’Industria 4.0 accompagna la transizione digitale green, ripensando i processi di progettazione e produzione dei prodotti e componenti meccanici, e studiando le migliori soluzioni per allungare il ciclo di vita degli impianti.
Il settore agricolo italiano, con un taglio del 32% sull’uso dei prodotti fitosanitari tra il 2011 e il 2019 e una quota di emissioni per unità di prodotto nettamente inferiore a quella delle principali economie europee, si conferma il più green d’Europa. Siamo primi anche nel biologico, con il più alto numero di aziende impegnate – oltre 80mila – e una superficie coltivata a biologico aumentata del 79% negli ultimi dieci anni.
L’Italia è tra i leader mondiali della chimica bio-based attiva nella produzione di una vasta gamma di prodotti biodegradabili e compostabili sempre più utilizzati in filiere che vanno dall’agricoltura alla cosmesi, prodotti che integrano sempre più nei processi produttivi materie prime seconde derivate da rifiuti e sottoprodotti.
fonte: Green Italy 2021 - Un'economia a misura d'uomo per il futuro dell'Europa
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