L’obiettivo della normazione è migliorare la qualità della vita o come dice l’ultima campagna di comunicazione dell’UNI, "avere un mondo fatto bene"
Partiamo dalla mamma della normazione, l’unificazione: non sappiamo quando nasce, ma una prima definizione puntuale e ufficiale è la seguente (libera traduzione dal francese): “regole per fare parti di prodotti o oggetti che siano intercambiabili”. Siamo al concetto di efficienza produttiva, ossia regole tecniche industriali che permettano la sostituzione veloce di pezzi rotti o logori come viti, bulloni, canne dei fucili, grilletti, o otturatori (non viene mai evidenziato abbastanza il ruolo fondamentale per il settore dato dall’industria militare).
L’esempio più importante di unificazione e forse il primo con spirito moderno, è quello dell’Impero Romano. I Romani furono, infatti, i primi ad avere esigenze di regole, avendo raggiunto una dimensione fino ad allora sconosciuta, spinti inoltre dal desiderio di dare regole e leggi ai territori incorporati. Esempi di unificazione sono le strade, i mattoni, i chiodi o le aperture degli acquedotti (si pagava in relazione al flusso, ossia del diametro di apertura della condotta che quindi doveva avere uno standard).
L’inizio dell’attività vera e propria di unificazione si ha con la rivoluzione industriale, grazie alla quale la produzione diventa di massa ed in fabbrica devono essere quindi definiti degli standard. Francesi, inglesi e americani sono i leader di questo sviluppo. Un esempio classico chiarisce questa necessità. Nel 1904 scoppia a Baltimora (USA) un incendio di proporzioni enormi, i vigili del fuoco locali non riescono a controllare la situazione, vengono richiesti aiuti a tutte le principali città, sono preparati treni speciali per trasportare autopompe e mezzi di soccorso, ma una volta sul posto non sono utilizzabili perché le bocchette non sono uguali: brucia tutto il centro storico.
Questo oggi non potrebbe avvenire, proprio grazie al concetto di "standard". Un altro esempio è Fall River - sempre USA - nel 1927, dove invece sono potuti arrivare soccorsi da oltre venti città vicine perché i raccordi erano diventati standard e quindi utilizzabili anche da mezzi “forestieri”).
Le due punte di crescita del settore normativo sono state sicuramente le due guerre mondiali, sia per la necessità di regole sulle armi e sui pezzi di ricambio, sia per aspetti meno terribili come i successivi aiuti ai Paesi in difficoltà. Non dimentichiamo che il termine "unificazione" deriva dal termine “uniformi”, tipica parola militare. Le due guerre mondiali hanno dato un forte impulso anche per la costituzione delle strutture della normazione: dopo la seconda infatti nasce l’ISO come unione di due organizzazioni sovrannazionali di unificazione (ovviamente fino ad allora contrapposte come le nazioni del mondo fino al 1945).
L’unificazione diventa normazione quando perde la sua funzione esclusivamente meccanica ed industriale e diventa strumento per il mercato. Diventa, nel nuovo mercato post-industriale, un elemento proprio dell’economia e quindi uno strumento per: • rendere più economici i sistemi produttivi (concetto classico di efficienza) • migliorare le comunicazioni tecniche e sociali • ridurre la conflittualità • salvaguardare gli interessi delle parti meno rappresentate • offrire livelli di sicurezza e di tutela del patrimonio e dell’ambiente.
Qualcuno ricorda spesso che la normazione limita la concorrenza e quindi lo sviluppo delle aziende ed il miglioramento della qualità dei prodotti. A questi si può rispondere solo che la vera concorrenza si ha con regole certe sugli aspetti base ed essenziali (come la sicurezza del consumatore o la tutela dell’ambiente).
La cosa importante oggi è conoscere bene il ruolo degli enti di normazione, sia nazionali sia internazionali.
Un’ottima definizione è quella di considerarli luoghi di incontro: tavoli dove tutte le parti interessate (produttori, consumatori, clienti, fornitori, organi di controllo, eccetera) si incontrano e lavorano per trovare soluzioni consensuali ai problemi del mercato.
Il vantaggio rispetto ai tavoli di parte è evidente: qui si devono rispettare regole che permettono di avere documenti realmente rappresentativi dei soggetti che dovranno applicarli (concetto di rappresentanza di tutte le parti interessate), documenti che rappresenteranno lo stato dell’arte (per la competenza tecnica di chi guida il gruppo). Infine, solo la presenza dell’ente di normazione permetterà una disponibilità “garantita” del documento (per esempio pubblicazione e revisione).
Anche il futuro di tali organizzazioni deve essere chiaro. Nella società attuale in cui due dei valori essenziali sono l’informazione e la conoscenza, il ruolo degli enti di normazione deve essere quello di supporto economico e sociale alla creazione di valore attraverso nuove conoscenze condivise, disponibili e garantite.
Prima di tutto un po’ di chiarezza. La definizione di certificazione è la seguente: “Certificazione: procedura con cui una terza parte dà assicurazione scritta che un prodotto, processo o servizio è conforme a requisiti specificati”.
Le parole chiave che rendono il processo diverso da tutti sono:
Esistono tre fondamentali tipi di certificazione:
Può operare in due aree:
Molto alto, abbiamo un' autorità nazionale al nostro fianco, scegliere una certificazione accreditata (se possibile o presente) è sempre raccomandato in ogni settore. In Italia se ne occupa Accredia (ente unico) sulla base di un regolamento europeo che definisce regole conformi in tutta l’Unione Europea (765/2008). Accredia pubblica anche una serie di documenti molto utili per applicare le norme certificabili.
articolo di Stefano Bonetto - Esperto di normazione e Auditor qualificato L’articolo è presente anche in "La gestione delle PMI. Vademecum per imprenditori e manager. Istruzioni per il buon uso dell’impresa", Stefano Bonetto, con Tina Nardone e Raffaella Malorgio - 2020.
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